- Ufficio Comunicazioni Sociali Accademia Bonifaciana
- 24 Novembre 2025
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Un premio per chi combatte mafie e camorra.
«Il prete della Terra dei fuochi» ad Anagni, ospite dell’Accademia Bonifaciana
Il premio Internazionale Bonifacio VIII, organizzato dall’Accademia Bonifaciana presieduta dal Rettore Presidente professor Sante De Angelis, premia ogni anno personalità che si distinguono per il loro impegno civile, sociale, religioso, istituzionale e umanitario. Nell’edizione giubilare 2025, il Comitato Scientifico e la Giuria hanno scelto, tra gli altri, don Maurizio Patriciello per la sua presenza costante nei territori colpiti dalla criminalità organizzata, segnando un riferimento solido per la società civile e i giovani alla ricerca di modelli positivi. Il massimo riconoscimento assegnato dall’Accademia Bonifaciana di Anagni, a don Maurizio Patriciello mette in luce la sua battaglia quotidiana contro le organizzazioni criminali. Il premio, giunto alla sua XXIII edizione, celebra chi si impegna nella promozione della legalità e della giustizia, soprattutto nelle aree segnate dalla criminalità organizzata. «Il prete della Terra dei fuochi», in ossequio alle sue interminabili battaglie a difesa di un territorio martirizzato dai reati ambientali. O, anche, «il parroco anti-clan”, per il fatto di essersi esposto spesso, con coraggio, contro il malaffare e nei confronti delle famiglie che per lungo tempo hanno gestito le piazze di spaccio di Caivano, le più dure da sradicare nel territorio del Napoletano. Fino a prima del pugno di ferro deciso dal governo Meloni nei confronti delle organizzazioni criminali del popoloso centro al confine tra le province di Napoli e Caserta, se ne contavano addirittura 13: una più agguerrita e fiorente dell’altra, con rapporti e relazioni con i più noti cartelli della droga sudamericani ed europei.
Di don Maurizio Patriciello, parroco della chiesa di San Paolo Apostolo, nel cuore del Parco Verde, si conoscono oggi almeno una mezza dozzina di definizioni. Quella alla quale lui è più legato, fornita da egli stesso in una intervista di qualche anno fa, resta la seguente: «Sono solo un povero prete di periferia. Non ho mai toccato una pistola. Le mie armi sono il Vangelo e la preghiera».
Intorno a lui si è stretta, negli anni, la parte buona e laboriosa della comunità locale, che ne ha condiviso battaglie e campagne; contro di lui, invece, hanno mostrato insofferenza i boss locali: coloro che nei suoi sermoni domenicali, negli appuntamenti serali in parrocchia, negli incontri promossi per fare proseliti sulla strada del riscatto del territorio, vedevano in lui un “pericolo” per i loro affari, per la tenuta di una rete criminale che era fiorita e si era sviluppata dietro l’omertà di tanti e la paura di denunciare.
Motivazioni e aspetti fondamentali del premio
Il Comitato Scientifico, presieduto da monsignor Enrico dal Covolo, ha motivato l’assegnazione sottolineando la funzione di don Maurizio come simbolo di resistenza alla camorra e a tutte le formule mafiose. Il suo lavoro si concentra non solo sulla denuncia ma anche sulla formazione delle nuove generazioni, che chiamano a raccolta con iniziative educative e comunitarie. Un impegno che si svolge in un contesto difficile, dove spesso si rischia isolamento o minacce, ma che riesce a mantenere saldi i principi di giustizia e verità. “Il riconoscimento del Bonifacio VIII internazionale – ci ha detto il Rettore Presidente Sante De Angelis – non si limita a celebrare un solo personaggio ma vuole portare attenzione su chi, con coraggio, si oppone alle mafie, esercitando un ruolo attivo nella lotta per la legalità”.
La cerimonia di premiazione ad Anagni presso la Sala della Ragione
La premiazione di don Maurizio Patriciello si terrà venerdì 28 novembre 2025 a partire dalle ore 16, nella splendida e medievale Sala della Ragione del Comune di Anagni, un luogo che ospita da sempre gli eventi di richiamo culturale e sociale della Bonifaciana. La serata, che vedrà anche altri insigniti di livello nazionale ed internazionale, è stata organizzata in concomitanza dell’inaugurazione solenne dell’anno accademico 2025-2026.
Un premio che guarda oltre i confini nazionali
La scelta di questo argomento amplia lo sguardo del premio come sempre dal lontano 2003, oltre i confini nazionali, riconoscendo così le diverse forme di impegno sociale e di protezione dei diritti umani. Il pubblico e gli accademici, potranno dunque conoscere sia la lotta interna contro le mafie attraverso la figura di don Maurizio, unitamente a un momento di riflessione su realtà complesse dove la determinazione personale e collettiva si incrociano per costruire un futuro meno segnato dalla violenza e dalle ingiustizie.
Nato 70 anni fa Frattaminore, un centro quasi confinante con Caivano, don Patriciello da giovane è stato un infermiere. La vocazione gli deriva da un incontro fortuito con un padre francescano al quale una sera dà un passaggio in auto. Ne resta folgorato. A 30 anni si iscrive a Teologia, la voglia di restare al servizio degli altri ma stavolta di darsi totalmente agli ultimi, cresce durante gli studi: diventa prete. E il vescovo di quel territorio, la Diocesi di Aversa (Caserta), lo invia a Caivano.
Un paesone di 50 mila anime, con un’appendice territoriale diventata assai scomoda: il Parco Verde. Un agglomerato urbano enorme, nato dopo il sisma del 1980 in Campania, sorto con differenti obiettivi e che si trasforma nel “male” assoluto. I servizi latitano, non si fa a tempo ad assegnare gli alloggi alle famiglie che provengono dalle zone terremotate che sono già in stragrande maggioranza occupati; le prime scuole nascono con una lentezza enorme, i ragazzi sono tutti per strada fino a notte fonda e vanno fatalmente ad ingrossare le fila delle organizzazioni malavitose dedite ai traffici: droga e armi girano come se nulla fosse, per decenni lo Stato non “entra” in nessuna forma in questi luoghi.
Al centro del Parco Verde c’è la parrocchia di San Paolo Apostolo. Don Maurizio ne fa un avamposto di fede e legalità. Sul principio predica nel deserto. Poi man mano, vincendo a fatica la diffidenza dei residenti, riesce a creare uno zoccolo duro di fedeli che lo segue nelle sue battaglie.
Ora contro i reati ambientali – epiche le sue crociate contro i roghi di rifiuti nelle campagne della Terra dei fuochi, le denunce riguardanti i dati sulla mortalità dovuta ai tumori, gli incontri tenuti nelle Prefetture di Napoli e Caserta per testimoniare la paura delle comunità della Terra dei fuochi.
Ora contro la criminalità locale, senza il timore di esporsi. «Ho appena firmato il mio testamento», dirà a marzo del 2022 dopo l’ennesimo atto intimidatorio nei suoi confronti.
Ormai viene ritenuto “scomodo” dai clan perché attira troppe attenzioni sul territorio, gli viene così assegnata una scorta: lo accompagnano in ogni spostamento polizia e carabinieri in borghese, auto delle forze dell’ordine sostano 24 ore su 24 all’esterno della parrocchia.

