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Non ha vinto la battaglia più importante ma resterà un eroe per sempre. Luca Scatà stavolta non ce l’ha fatta. A 35 anni si è arreso ad un male incurabile dopo che per anni campeggiava in tutte le Questure d’Italia, la foto dell’onorificenza più importante e ambita per un italiano, la Medaglia d’oro al Valore Civile, ricevuta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella per essere riuscito a sventare un attentato poco prima del Natale del 2016: il poliziotto di Canicattini Bagni balzò agli onori della cronaca perché riuscì a fermare un terrorista di Berlino a Sesto San Giovanni, salvando anche il collega Cristian Movio. Un gesto che gli valse il riconoscimento dalla più alta carica dello Stato, oltre il grande orgoglio di una intera comunità nazionale, che oggi piange un grande figlio e nostro Senatore Accademico, Premio Internazionale Bonifacio VIII nella sua XVII edizione 2019.

Una storia che ha commosso tutti: parenti, amici, semplici conoscenti, che in queste ore si susseguono fra decine di messaggi di cordoglio anche nei confronti della sua Miriana, la donna che era diventata sua moglie proprio una settimana fa durante una cerimonia officiata nella sala del San Raffaele di Milano. Basta questo per comprenderne la grandezza e il grande amore per la vita, che provavano l’uno e l’altra. Basta questo, oggi, per stropicciarsi gli occhi e capire quanto si è piccoli di fronte a simili gesti o quanto preziosa sia la vita stessa.

Luca Scatà, che dopo quel gesto era stato anche in isolamento per questioni di sicurezza e successivamente aveva prestato servizio anche nella sua Siracusa, aveva perso il padre qualche anno fa, ma aveva sempre avuto un forte legame con la sua terra. La sua famiglia, i suoi affetti più cari. Quelli che oggi lo piangono perché a 35 anni non si può. Proprio non si può andar via così.

A cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Accademia Bonifaciana