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Grande attesa il 22 dicembre ad Anagni, per il Campione del mondo, ospite dell’Accademia Bonifaciana per la sua dedizione allo sport e alla comunità, il Rettore Presidente De Angelis: “Qualità come dedizione, umiltà, rispetto per gli avversari e forza interiore lo rendono un esempio per i più giovani che vedono nel tennis un’occasione di crescita e riscatto e in lui un esempio da seguire”.

Grande attesa ad Anagni, per la venuta del campione del mondo di tennis Flavio Cobolli, in occasione della terza ed ultima sessione della XXIII edizione del Premio Internazionale Bonifacio VIII “…per una Cultura della Pace…”. La cerimonia di consegna della ormai ben nota scultura bronzea del maestro Egidio Ambrosetti, con il titolo di Senatore Accademico, si svolgerà lunedì 22 dicembre alle ore 9:30 presso il Palazzo Papale di Bonifacio VIII, nella storica Sala dello Schiaffo.

“L’Accademia Bonifaciana, nell’assegnare all’atleta il massimo conferimento accademico,
intende riconoscere e onorare il giovane Cobolli, per il suo percorso umano e sportivo che ha avuto come apice la conquista della Coppa Davis 2025, ricoprendo il ruolo di n.1 della squadra italiana e dimostrando di saper sostenere a dovere il peso delle aspettative di un intero movimento tennistico in continua ascesa. Le sue vittorie – ha dichiarato il Rettore Presidente Gr. Uff. Prof. Sante De Angelis, nella conferenza stampa di presentazione dell’evento – contro Bergs in semifinale e contro Munar in finale, che hanno entusiasmato l’Italia intera, sono stati i passaggi fondamentali che hanno permesso all’Italia di sollevare la terza Insalatiera d’argento consecutiva. Le sue prestazioni hanno mostrato non solo talento, ma carattere, lucidità, tenacia e capacità di reagire nei momenti in cui tutto sembrava venire meno. Il Premio – continua De Angelis – vuole celebrare anche la sua crescita agonistica avvenuta attraverso quotidiani sacrifici, duri allenamenti, continue trasferte, numerose rinunce ma con la determinazione di chi non si accontenta mai. Dai primi passi nei circoli romani alla scalata nel circuito professionistico ATP, Flavio, ha dimostrato che la passione, unita alla disciplina, può trasformarsi in risultati straordinari. Qualità come dedizione, umiltà, rispetto per gli avversari e forza interiore lo rendono un esempio per i più giovani che vedono nel tennis un’occasione di crescita e riscatto e in lui un esempio da seguire. Le sue affermazioni nel circuito professionistico certificano un percorso in continua ascesa: dai titoli ottenuti nell’ATP Challenger Tour, come le vittorie a Zadar e Lisbona fino al Suo primo titolo ATP a Bucarest e alla prestigiosa affermazione all’Hamburg Open, battendo in finale avversari di altissimo livello, confermano la statura tecnica e mentale dell’atleta che oggi rappresenta. Questi risultati l’hanno portato ad entrare stabilmente nell’élite del tennis mondiale raggiungendo il suo best ranking di n.17 al mondo ed a figurare attualmente tra i primi 22 giocatori del ranking ATP, traguardi che testimoniano dedizione, disciplina ed una crescita costante. Tutto questo è frutto di un duro lavoro – contunua ancora entusiasta De Angelis – che affonda le radici nella sua famiglia, una famiglia solida, unita, appassionata, sempre presente.  Per tutte queste ragioni, l’Accademia Bonifaciana riconosce nell’Atleta Flavio Cobolli una Eccellenza Italiana, esempio autentico di come talento, dedizione e sani valori possano tradursi in leadership sportiva e testimonianza concreta per le nuove generazioni, non solo sportive. La sua crescita, alimentata da sacrificio, passione e rispetto per il prossimo, incarna pienamente lo spirito di impegno e di eccellenza che questo Premio intende onorare”.

Insieme a Flavio Cobolli, il Comitato Scientifico presieduto da monsignor Enrico dal Covolo, ha ritenuto opportuno, insignire con il Premio Nazionale Bonifacio VIII suo padre Stefano Cobolli, ex giocatore professionista con esperienza nel circuito ATP, “non solo perché ha trasmesso a Flavio la sua tecnica, ma ha contribuito profondamente a plasmare il suo carattere, la sua mentalità, la sua forza agonistica, insieme ai migliori valori che oggi guidano il giovane sportivo. “Stefano Cobolli ha saputo gestire – continua la nota della Bonifaciana – con equilibrio il difficile ruolo di “padre-coach”: da un lato un genitore affettuoso e sempre presente, dall’altro un allenatore esigente, rigoroso ed appassionato. Un esempio di quanto Stefano credesse nel suo carattere e nella sua
determinazione risale ad un torneo giocato in Turchia dove, allora sedicenne, lo lasciò
gestirsi da solo in piena autonomia, per stimolarlo; lui reagì alla grande, vincendo
addirittura quel torneo. La solidità e l’amore della famiglia Cobolli, insieme alla saggezza di papà Stefano, sono stati quindi – conclude De Angelis – le fondamenta su cui è cresciuto: non solo un atleta talentuoso, ma anche un giovane con un carattere forte, valori saldi e una mentalità vincente”.