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L’Accademia Bonifaciana di Anagni è l’ente capofila dell’appello delle persone di buona volontà per la pace, a cui hanno aderito fino ad ora oltre trenta Istituzioni e che giornalmente continuano ad aderire. Tra le adesioni ricordiamo anche il Comune di Anagni, quello di Cerchio, di Monteleone di Puglia di Buonabitacolo, l’Accademia di Studi Mediterranei, il Consorzio sviluppo sostenibile della Valle dell’Ofanto e tanti altri ancora.

Questo l’appello integrale:

Ad un anno dall’inizio della “III guerra mondiale” – definizione coniata e ribadita più volte da Papa Francesco – le persone di buona volontà, anche sulla scia della Marcia di Assisi, stanno riflettendo sui mali, sulla devastazione e sulla miseria che produce il conflitto in atto a seguito dell’aggressione russa in territorio ucraino.

Prescindendo da qualsiasi valutazione di merito sia di carattere strategico-militare, sia a valenza storica e geografica, il presente Appello intende rilanciare la visibilità, l’essenziale validità del movimento pacifista al di là di ogni schieramento politico di parte, tanto nazionale quanto europeo o internazionale con l’obiettivo di valorizzare l’attività diplomatica volta alla ripresa del dialogo al fine di conseguire, quanto prima, una tregua ed aprire un tavolo di confronto bilaterale che consenta di collaborare perché le autorità governative, ora contrapposte senza che si intraveda una possibile soluzione, possano essere sostenute, in modo ottimale e concreto, attraverso idonei negoziati, nella individuazione e condivisione di punti di non belligeranza in grado di portare alla pace sociale.

Nei 365 giorni appena trascorsi la quasi totalità dei media italiani ed europei ha dato rilevanza pressoché assoluta ad ogni aspetto, dettaglio e circostanza di tipo bellico e militare o, giustamente a carattere umanitario.

Ma della Pace, dell’importanza della diplomazia e degli ammonimenti di Sua Santità Francesco poco o nulla. Si mira perciò a riequilibrare il livello dell’interesse e dell’attenzione sull’altra faccia della terra: quella di chi è del tutto sfavorevole all’intensificazione del conflitto con il quale si dà ragione, in ultima analisi, alla sola industria degli armamenti e delle tecnologie militari.

La guerra in Ucraina prodotta dall’aggressione russa sta degenerando a distanza di un anno, verso scenari devastanti, che potrebbero mettere in pericolo la vita di milioni di persone e sfociare in  un “inverno nucleare”. A fronte dell’annessione illegale del Donbass e di due altre regioni ucraine, approvata dalla Duma dopo il referendum farsa, il governo di Kiev ha firmato un decreto che vieta qualsiasi trattativa con Mosca e ha chiesto ufficialmente l’adesione alla Nato, pur consapevole che la richiesta è irricevibile.

Putin ha già dichiaratoche se la sicurezza nazionale russa fosse messa in pericolo dall’avanzata ucraina sostenuta dalla Nato, il ricorso all’arma atomica diverrebbe plausibile, in accordo con la dottrina strategica militare russa.

La reazione della Nato, di fronte all’impiego dell’arma nucleare tattica, sarebbe devastante ed esporrebbe la Russia a gravi rappresaglie, che sfocerebbero in uno scontro nucleare simmetrico.

Dopo un anno di guerra e di perdite umane le posizioni di entrambe le parti si sono irrigidite. I falchi russi chiedono un utilizzo della forza senza remore, fino all’uso dell’arma nucleare tattica; ma anche nel campo occidentale molteplici sono le pulsioni per una continuazione del conflitto fino alla resa totale di Mosca.

Un tale scenario apocalittico fa orrore. È necessario per tutte le donne e gli uomini di buona volontà contrastarlo. Le armi devono tacere e cedere il passo alla diplomazia. Neutralità dell’Ucraina e status dei territori contesi sono parti essenziali di una mediazione che possa stabilizzare la regione.

Come diplomatici, abituati da anni di esperienza all’analisi oggettiva delle relazioni internazionali, denunciamo i crimini atroci commessi contro l’umanità. Esprimiamo la nostra solidarietà alle vittime della guerra che ha provocato migliaia di morti e feriti, milioni di profughi e senza tetto, la repressione dei dissidenti e dei coscritti in fuga.

Inoltre, ricordiamo che i costi economici causati dalla guerra sono pagati dagli strati  sociali più deboli dell’Europa e dell’Africa, in cui stanno crescendo disuguaglianza, povertà e sofferenza di tanti innocenti.

Sentiamo pertanto il dovere di rivolgere un appello al governo italiano affinché si faccia promotore in sede europea di una forte iniziativa diplomatica mirante all’immediato cessate il fuoco e all’avvio di negoziati tra le parti, a cui si unirebbero auspicabilmente altri Paesi dell’Unione, assieme alle Istituzioni europee, sulla strategia della Nato con una postura di fermezza, nell’ambito della solidarietà atlantica, come è accaduto altre volte in passato.

Tale iniziativa contribuirebbe, altresì, al rafforzamento e allo sviluppo di una politica estera e di sicurezza comune: presupposto imprescindibile per la realizzazione di una Unione europea, politica e federale.

È vitale delineare una proposta di mediazione credibile che, partendo dagli accordi di Minsk, tracci un percorso per giungere a un negoziato globale, guidato dai principi della sicurezza in Europa. Devono essere ribadite le linee ispiratrici della coesistenza e della legalità internazionale: ossia l’inaccettabilità dell’uso della forza per l’acquisizione di territori, l’autodeterminazione dei popoli, la protezione delle minoranze linguistiche europee.

Primo obiettivo è il cessate il fuoco e l’avvio immediato di negoziati tra le parti al fine di pervenire:

1) al simmetrico ritiro delle truppe e delle sanzioni;

2) alla definizione della neutralità dell’Ucraina sotto tutela dell’ONU;

3) allo svolgimento di referendum gestiti da Autorità internazionali nei territori contesi.

Occorre garantire la sicurezza condivisa.

Le guerre e le armi puntano alla vittoria sul nemico ma non portano alla pace: tendono a diventare permanenti ed a causare solo nuove sofferenze per le popolazioni. Bisogna invece far vincere la pace, ripristinare il diritto violato, garantire la sicurezza condivisa. Non esiste guerra giusta, solo la pace è giusta. La guerra la fanno gli eserciti, la pace la fanno i popoli.

L’Italia, la Costituzione, la società civile ripudiano la guerra. Insieme “esigiamo” che le nostre istituzioni assumano questa agenda di pace e si adoperino, in ogni sede europea ed internazionale, per la sua piena affermazione.

CESSATE IL FUOCO SUBITO, NEGOZIATO PER LA PACE!

ONU CONVOCHI UNA CONFERENZA INTERNAZIONALE DI PACE

METTIAMO AL BANDO TUTTE LE ARMI NUCLEARI

(servizio a cura dell’ufficio Comunicazioni Sociali dell’Accademia Bonifaciana)