- Ufficio Comunicazioni Sociali Accademia Bonifaciana
- 13 Novembre 2024
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La cerimonia, è stata presieduta dal sostituto della Segreteria di Stato, l’arcivescovo Peña Parra: bisogna “ripensare il pensiero” per ritornare a un autentico sapere della fede.
Soddisfazione del Presidente mons. Antonio Staglianò “Ringraziamo di cuore il Santo Padre Francesco”.
Tra gli ospiti presenti, il Card. Lorenzo Baldisseri, mons. Paolo De Nicolò, mons. Ignazio Sanna e il nostro Rettore Presidente prof. Sante De Angelis.
Il “buon samaritano”, simbolo della fede che opera per mezzo della carità, è il paradigma sul quale si fonda la Chiesa: la citazione della parabola ritorna nel discorso che l’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato della Santa Sede, ha tenuto nel pomeriggio del 7 novembre, durante l’inaugurazione della nuova sede della Pontificia Accademia di Teologia (Path), in via della Pigna 13/a, dov’erano i vecchi locali del Vicariato di Roma.
Dopo aver ringraziato per l’invito monsignor Antonio Staglianò, presidente della Path, Peña Parra — nel suo intervento intitolato «Il motu proprio “Ad theologiam promovendam” alla luce di “Praedicate Evangelium”» — ha osservato che la teologia «si sviluppa doverosamente dentro le istituzioni deputate, come le facoltà teologiche, ma trattandosi di “scienza della fede” essa – come ben afferma san Tommaso – è “scienza subalternata”, dipende cioè da un’altra scienza, dal “sapere della fede” che corrisponde alla Rivelazione di Dio in Cristo Gesù».
Spesso, tuttavia, a causa di un’errata interpretazione data da tre secoli di illuminismo, non si è più abituati a pensarla così, anzi non la si interpreta come pensiero. Da qui la necessità di ripensare il pensiero. Così la teologia che verrà dovrà tornare a spiegare per bene che la fede è «un vero sapere […] perché, alla luce di Cristo, è possibile elaborare una concezione del mondo e della vita che non lascia fuori di sé nulla di autenticamente umano; al contrario, essa dona all’esistenza il sapore dell’amore, che permette l’incontro di tutti gli uomini e le donne con la Verità che salva, redime, riscatta dal male e libera da ogni schiavitù, interiore ed esteriore». Affinché si comprenda la nuova epistemologia della teologia, monsignor Peña Parra ha detto che essa non dovrà più «concepirsi solo come “scienza accademica” e dovrà assumere un carattere più sapienziale, illuminando i passi della vita di tutti, in particolare di quanti sono disorientati, per diventare sempre più incarnata nei drammi dell’esistenza umana, con i tanti problemi che la travagliano, ma anche la orientano verso un futuro di giustizia e di pace, di fratellanza universale». Come non vedere in queste parole un riferimento all’attualità e al magistero pontificio? La Path, infatti, «ha ricevuto nuovo impulso da Papa Francesco, grazie ai rinnovati statuti promulgati con la lettera apostolica Ad theologiam promovendam del 1° novembre 2023» che la inseriscono «in quel processo di conversione e di riforma di tutta la Chiesa e specialmente di quegli organismi che coadiuvano il Sommo Pontefice nella sua missione e sollecitudine pastorale».
L’arcivescovo ha notato la «profonda continuità tra le linee programmatiche rivolte alla Curia romana in Praedicate Evangelium e i compiti affidati alla Pontificia accademia di teologia in Ad theologiam promovendam», affermando che, mentre Praedicate Evangelium «chiede alla Curia, in sintonia con tutta la Chiesa, una “conversione missionaria”, perché anch’essa sia espressione di una dinamica evangelizzatrice al servizio dell’annuncio del Vangelo», in Ad theologiam promovendam «la Pontificia accademia di teologia è sollecitata a fare una “teologia in uscita” […], non una teologia “da tavolino”, elitaria, ripiegata su sé stessa, ma aperta al mondo, alle sue sfide, al grido che giunge dalle periferie, da quei territori esistenziali spesso dimenticati o ignorati che interpellano il pensiero credente».
In secondo luogo, ha aggiunto Peña Parra, «Praedicate Evangelium sottolinea come la missione della Chiesa, in cui si inserisce il ruolo della Curia romana, è congiunta e fondata sulla dimensione comunionale che la comunità cristiana deve vivere e annunciare in quanto essa risponde al disegno salvifico di Dio sull’umanità». Anche la Path, allora, deve diventare «un luogo privilegiato nel quale fare esperienza di collegialità e fraternità teologica, a tutto vantaggio di un serio lavoro di approfondimento speculativo, svolto con rigore scientifico». Tale compito non richiede soltanto di aprirsi a «una sempre più ampia internazionalizzazione dei suoi membri e a un maggiore coinvolgimento di laici e laiche»; la nuova mission della Pontificia accademia di teologia comporta, altresì, «l’aprirsi in un dialogo critico fecondo con i membri di altre confessioni cristiane ma anche con rappresentanti autorevoli delle religioni non cristiane, ampliando i cerchi dell’incontro teologico verso chi non crede».
Praedicate Evangelium sottolinea «come non possa esserci un’autentica riforma della Chiesa e della Curia senza una riforma interiore, secondo il paradigma della spiritualità del Concilio, espressa dall’antica storia del buon samaritano». Essa, allora, potrà avere forza propulsiva proprio grazie a «quelle “istituzioni di curia” che per loro natura sono già dinamiche, quali le accademie». Per monsignor Peña Parra, «i nuovi statuti della Pontificia accademia di teologia e la sua “rifondazione” in tre volti (accademico, sapienziale e solidale) sono già, di fatto, una via preziosa del rinnovamento della Curia, con la creazione di nuove “strutture o figure” come gli interlocutori referenti, i cenacoli teologici e il Consiglio di alti studi». E ha auspicato che tali organismi aiutino la teologia a essere “popolare”, realtà alla quale «tende il volto sapienziale» della Path, «proponendo una riflessione sulla fede che coinvolge non solo specialisti ma anche quanti, impegnati nei più disparati ambiti dello studio e delle professioni, vogliono approfondire il senso della vita e dell’essere cristiani. Da qui l’istituzione […] di “cenacoli teologici” sparsi sul territorio e specialmente nelle periferie più dimenticate (come i penitenziari)», ai quali vuole rivolgersi il volto solidale della Path, «affinché la “fede pensata” nei cenacoli teologici sia come deve essere: fede che opera attraverso la carità e non scada nell’ideologia o nell’astrattismo razionalista».
Monsignor Staglianò: “Guardare al vissuto delle persone comuni”
È il poliedro ad affascinare anche il vescovo monsignor Antonio Staglianò a tal punto che il presidente della Path utilizza questa figura geometrica per descrivere come si è trasformata ora l’Accademia, che oltre alla dimensione della scienza ha assunto proprio quelli della teologia sapienziale e della solidarietà. “E nel poliedro – afferma ai media vaticani – le nuove dimensioni della Pontificia Accademia entrano in circolo solido tra di loro. Ad esempio, se noi sviluppiamo una Path solidale guardando alla carità reale non smettiamo di sviluppare scientificamente la carità intellettuale. Noi facciamo in modo che i successi e le acquisizioni della ricerca scientifica trovino nella vita della gente comune la loro illuminazione sapiente”.
Avere consapevolezza
Ed è proprio qui che il vescovo vede una vera e propria emergenza: “Ci sono tanti cristiani che non sono consapevoli, che non pensano il loro vissuto credente e rischiano di far scadere la fede in magia e superstizione. San Giovanni Paolo II, nell’enciclica Fides et ratio, ce lo dice: usate la testa, pensate la fede. La teologia sapienziale è alla portata di tutto il popolo di Dio”. Pensare, però, di essere dei buoni credenti solo perché si praticano dei riti religiosi senza operare mai la carità è un pericolo contro il quale la Pontificia Accademia di Teologia mette in campo la sua ‘faccia’ solidale: “La fede cattolica è fides quae per caritatem operatur (fede che opera attraverso la carità, ndr). Se tu non operi la carità quella è la fede di cui noi non trattiamo. Lo sfogo pratico, concreto, corpo a corpo, della carità è interiore alla riflessione teologica, perché essa, divenuta sapienziale, convince l’intelligenza”.
La Path con i suoi tre nuovi volti
«Chi ha pensato il più profondo, ama l’assolutamente vivo». Questo verso di Hoelderlin stringe fortemente il rapporto tra “Pensiero e vissuto”. Quando il pensare è autentico non è mai astratto, coglie la vita, perché nasce “nella vita”. Ha fatto bene Papa Francesco in Dilexit nos a citare Martin Heidegger sull’inizio del pensare come prodotto dall’emozione: la scossa emotiva da “pelle d’oca” origina il pensiero profondo. Ad Theologiam promovendam è per la Path (Pontificia Accademia di Teologia) questa “emozione da scossa” per generare un pensiero teologico all’altezza delle sfide culturali del tempo presente, “liquido” (secondo Bauman), “schiumoso” (secondo Sloterdijk).
Un pensiero teologico nuovo può cominciare in una Sede come questa, pronta a diventare un “pensatoio”, per un progetto culturale che guarda alla vita di fede della gente, alla testimonianza cristiana in società complesse e plurali, all’inculturazione del Vangelo, allargando i confini della collaborazione e del dialogo, integrando – attraverso la figura degli “Interlocutori referenti” – anche chi crede diversamente o chi “crede di non credere affatto”, così vivendo quello stile sinodale che convoca “insieme” credenti e non credenti a “pensare” per resistere al degrado della barbarie umana, manifesta nelle inutili stragi delle guerre, come nella mercificazione dei corpi del consumismo, nell’alienazione del futuro Metaverso dell’IA, come nel comune egoismo che è alla base di comunità sempre meno solidali, e sempre più individualistiche e conflittuali, violente.
È questa teologia “che sa di carne e di popolo”, realizzata in stile sapienziale di cui ci ha parlato monsignor Giovanni Cesare Pagazzi a esprimere la “novità” del cammino che con questa inaugurazione la Path intraprende. È un entrare nel “novum” dell’Incarnazione abitando, e toccando per nuove melodie e per nuove musiche, le “corde” degli archi tesi tra “meccaniche celesti” (“il cielo stellato sopra di me”) e “la tragicità dell’esistere nella carne” (la legge morale dentro di me), da cui veniamo distratti dalla cultura materialista, come dallo scientismo tecnocratico con la sua salvezza allucinante, asservito al progetto nichilista della post-human condition.
La partecipazione così numerosa all’evento segnala l’interesse e le giuste aspettative che albergano nei nostri cuori per un impresa che potremmo denominare come “Illuminismo cristico”, al servizio di un “cristianesimo di luce” che vinca la cecità del mondo, come delineato nell’omelia del Santo Padre a conclusione dell’ultima Assemblea del Sinodo dei vescovi sulla Sinodalità.
Abbiamo inaugurato perciò non tanto una nuova sede per la Path, ma realisticamente “una Sede per la Nuova Path. È infatti “nuova” la Path con i suoi tre nuovi volti, – il volto Accademico, irrobustito dalla creazione del Consiglio di Alti Studi e dell’ampliamento dei membri da 44 a 55 – il volto Sapienziale che si svilupperà attraverso i cenacoli teologici, diffusi dappertutto – il volto Solidale che “dimostrerà” come la “fides quarens intellectum” si incarna nella fides quae per caritatem operatur. Di questi tre volti ci ha parlato conclusivamente il prelato segretario padre Marco Salvati. Ringraziamo di cuore il Santo Padre per averci dato questa sede, ottenuta grazie alla mediazione premurosa di Sua Eminenza Baldo Reina, insieme alla vicinanza di monsignor Edgar Peña Parra, Sostituto della Segreteria di Stato, a cui abbiamo chiesto di avviare questa inaugurazione, illustrando i “perché” e le modalità per le quali il rinnovamento della Path segni un passo in avanti del rinnovamento che Praedicate Evangelium chiede a tutte le Strutture della Santa Sede, perché si visibilizzi il loro rispettivo e sinodale contributo all’evangelizzazione, all’annuncio della gioia del Vangelo.
Chiesa degli artisti, dono del Papa
Il pensiero teologico che si fa carne vissuta trova concretezza nella decisione del Papa di affidare alla Pontificia Accademia di Teologia la Chiesa degli artisti di Roma: nella sede del palazzo Maffei-Marescotti la testa, nella basilica di Santa Maria in Montesanto le mani che afferrano i dolori e le speranze del mondo. “Papa Francesco – afferma Staglianò – ha preso questa decisione perché sa che da diversi anni stiamo sviluppando la pop theology, la teologia popolare, che rappresenta una teologia scientifica che utilizza i registri dell’immaginazione e dell’arte al posto di quelli filosofici: il cinema, la musica, ad esempio. Speriamo che in questo movimento sapienziale della teologia si possano coinvolgere tanti artisti e con loro creare davvero una fratellanza universale”.
A cura dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Accademia Bonifaciana