- Sante De Angelis
- 25 Novembre 2019
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Gustave Thibon (1903-2001) impersona uno dei casi più significativi nel panorama culturale europeo contemporaneo: autodidatta, attraversando una personale conversione intellettuale e religiosa, è giunto a farsi apprezzare come lucido pensatore d’ispirazione cattolica e come scrittore prolifico, conosciuto – soprattutto in Francia – come il “filosofo contadino” per via della sua attitudine all’attività agricola e del suo rispetto per la natura antropizzata. Studioso di Virgilio e di Nietzsche, amico di Simone Weil, interlocutore di Jacques Maritain e di altri intellettuali francesi, ha ripreso la riflessione metafisica di Tommaso d’Aquino per ripensare il realismo cristiano nella prospettiva di una filosofia del creato che integra l’essere umano e le sue opere nel mondo all’interno di una fondamentale relazione con Dio. In questo volume viene illustrata la sua lunga vicenda intellettuale, che abbraccia l’intero novecento. Questo è in sintesi ciò che tratta il volume, secondo della Collana “Logos”, opera del Dott. Sante De Angelis, con l’autorevole presentazione del Card. Paul Poupard, Presidente em. del Pontificio Consiglio della Cultura e del Dialogo Interreligioso. “Gustave Thibon e il cristianesimo radicale”, così si intitola il nuovo libro edito da LBE – La Bonifaciana edizioni, fatica letteraria dello stesso Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana e Direttore Editoriale. A distanza di due anni, quindi, dopo aver pubblicato per le Edizioni Lussografica di Caltanissetta “Il cristianesimo radicale del filosofo contadino. Gustave Thibon e il creato”, De Angelis, ha approfondito di nuovo il personaggio Thibon, portando alle stampe questa nuova pubblicazione. “Con vivo piacere ed interesse, ho preso conoscenza del libro del Cav. Dott. Sante De Angelis, Presidente dell’Accademia Bonifaciana di Anagni, dedicata a “Gustave Thibon e il Cristianesimo radicale”. Infatti, Gustave Thibon – scrive il famoso Porporato francese – è uno degli autori che leggevo con profitto durante i miei anni di studio. Mi aveva incantato come conferenziere talentuoso nella mia Alma Mater, l’Università cattolica di Angers. Sono stato durevolmente influenzato dai suoi aforismi lapidari, espressioni felici ed anche pedagogiche del “filosofo contadino”. Essendo io stesso figlio di contadini ed avendo vissuto gran parte della mia giovinezza immerso nella natura ubertosa della Val de Loire dell’Angiò, ero impressionato del realismo di Gustave Thibon, espresso in una lingua limpida e affascinante. Vi trovavo come un antidoto efficace a tante teorie astratte che si declinavano a lungo nel percorso deludente della storia della filosofia. Il nostro saggista – prosegue il Card. Poupard – traccia infatti un profilo suggestivo di Gustave Thibon, ben inquadrato nella cornice storico-politica-culturale della Francia della III Repubblica laica e mettendo in giusta prospettiva il contesto su indicato nel quale si sviluppò ed ebbe vivo e vitale, nonché il suo pensiero, la tensione religiosa che lo nutre, e il ritorno a quel suo reale che lo caratterizza, dopo quell’ allontanamento segnato dalla sua crisi nietzschiana. Il Presidente dell’Accademia Bonifaciana sottolinea giustamente, con lo stesso autodidatta Gustave Thibon, come i libri siano stati i suoi maestri e, tra questi, un ruolo preminente appartiene agli autori più diversi possibili: il poeta estetico, ma soprattutto morale della natura, Virgilio; il filosofo teologo Tommaso d’Aquino e il pensatore tragico Friedrich Wilhelm Nietzsche, che cercò anche di paragonare a San Giovanni della Croce, definito da lui, “il più estremista di tutti i santi”. A tanti anni di distanza, si stigma: rimango impressionato della lettura che feci allora giovane studente angioino, dell’articolo di Gustave Thibon, Nietzsche et saint Jean de la Croix nelle Études carmélitaines dell’ottobre 1934. Non soltanto i libri, ma le persone sono stati importanti per consentire al contadino di Saint-Marcel d’Ardèche di forgiare il suo pensiero originale, per primo il filosofo tomista Jacques Maritain, ma, soprattutto l’amicizia con l’ebrea Simone Weil, mistica e rivoluzionaria, che proprio Gustave Thibon rivelò al gran pubblico con il suo libro postumo La pesanteur et la grâce (trad. L’ombra e la grazia). A controcorrente della cultura dominante, tornare oggi a Gustave Thibon è tornare ad un intelligenza filosofica del reale che abbraccia con amore il cielo di Dio e la terra propria degli uomini, riconciliando così l’uomo moderno smarrito con se stesso, con la creazione e quindi, con il Creatore. Così, l’ultima conclusione del De Angelis: “Quella di Gustave Thibon resta l’unica fedeltà alla terra, vera perché ancorata al cielo”. La bellissima immagine di copertina, è opera del maestro Gioacchino Grassi. Viva soddisfazione per il volume è stata espressa anche dal Presidente Onorario dell’Accademia Bonifaciana Card. José Saraiva Martins, dal Presidente del Comitato Scientifico Mons. Enrico dal Covolo, dall’emerito Mons. Franco Croci, dal Presidente Vicario Mons. José Manuel Del Rio Carrasco e dal Vice Presidente dello stesso prof. don Massimo Naro.