- Ufficio Comunicazioni Sociali Accademia Bonifaciana
- 26 Gennaio 2024
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I Presidenti Corvella e De Angelis, hanno ribadito le tre finalità che accomunano i due sodalizi: spirituale, caritativa e apostolica. Presente l’Ambasciatore Piquant, che ha ricevuto il “busto di padre Pio”ed il sindaco Mazzone.
Nella chiesa di S. Anna a Pietrelcina, dove fu battezzato Padre Pio, il 26 maggio 1887, dove qui ricevette la Prima Comunione e la Cresima il 27 settembre 1899, e celebrò la Santa Messa nel periodo tra il 1910 e il 1916, è stato siglato dai rispettivi Presidenti Simone Corvella e Sante De Angelis, nei giorni scorsi il “Patto di Amicizia tra l’Associazione Amici di Padre Pio e l’Accademia Bonifaciana. L’occasione è stata la messa di suffragio in ricordo di padre Marciano Morra e del signor Claudio Crovella, tra ifondatori del medesimo sodalizio e della consegna del premio “Padre Pio” a S.E. il professor Jean Jude Piquant, Ambasciatore di Haiti presso la Santa Sede, che già lo scorso 7 ottobre in occasione della XXII edizione ricevette il diploma della stessa iniziativa.
Dopo la Santa Messa, celebrata da don Nicola Gagliarde, c’è stata la lettura e la firma del “Patto” con i due Presidenti, mentre come testimoni, hanno controfirmato: S.E. Prof. Jean Jude Piquant (per la Bonifaciana) e il Dott. Gianni Mozzillo (per l’Associazione Padre Pio).
Poi il Rettore Presidente Gr. Uff. Prof. Sante De Angelis, ha consegnato le nomine di Accademico di Merito della Bonifaciana al Sindaco di Pietrelcina Dott. Salvatore Mazzone, al Presidente dell’Associazione Amici di Padre Pio Dott. Simone Crovella, all’Assistente Spirituale Don Nicola Gagliarde, al Direttore dell’Associazione Amici di Padre Pio Dott. Gianni Mozzillo, al Dott. Giovanni Ippolito, a Padre Fortunato Grottola, a padre Riccardo Fabiano, al Dott. Aquilino Villano e al Dott. Vincenzo Polvere. Presente, alla celebrazione eucaristica – animata dai tre maestri “bonifaciani”: il tenore Matthew Lamberti, il pianista Lorenzo Savarese, il flautista Giovanni Maria Chieffo – anche il nipote di padre Marciano Morra il Dott. Pierpaolo Papa, già Accademico di Merito dell’istituzione anagnina.
Il luogo
Una giornata ricca di spiritualità, di amicizia e di fede quella della firma del “gemellaggio”, vissuta in particolare nella suggestiva chiesa di S. Anna, costruita sul punto più alto del rione “Castello”, la chiesa a due navate risale al XIII secolo. Dietro l’altare maggiore si ammira una tela del ‘600 raffigurante la Madonna di Loreto; nella navata minore vi sono piccole nicchie con statue settecentesche raffiguranti: l`Assunta, l`Incoronata e Santa Rosa. Sempre nella navata minore vi è l’altare dedicato a Sant`Anna, dove sono conservate le reliquie di San Pio martire, estratte dalle catacombe di Priscilla e donate a Pietrelcina dal feudatario Carafa nel 1801. A Pietrelcina la devozione a questo Santo è molto sentita, e proprio il nome del martire sarà scelto da Francesco Forgione per la sua vita religiosa.
A sinistra, entrando, vi è un affresco raffigurante il battesimo di Gesù, lì è il fonte battesimale in pietra col ciborio di legno dove, il 26 maggio 1887, il piccolo Francesco ricevette il battesimo da don Nicolantonio Orlando. Qui Padre Pio prese la Prima Comunione e il 27 settembre 1899, a dodici anni, la Cresima, amministrata all`Arcivescovo di Benevento, Monsignor Donato Maria Dell`Olio. La chiesetta di Sant’Anna, gioiello di semplicità e spiritualità, è l`autentico “scrigno” delle esperienze del cammino spirituale di Padre Pio: nascita, battesimo, cresima, vita eucaristica, estasi e visioni. Questa chiesa è tutta piena di Francesco Forgione bambino e adolescente, di Fra Pio studente e di Padre Pio sacerdote. Qui egli celebrava la Santa Messa e confessava le anime semplici di Pietrelcina. Qui ebbe numerose esperienze mistiche come le apparizioni di Maria e dell’angelo custode; o i momenti di intimità con Gesù sacramentato: “I battiti del cuore, allorché mi trovo con Gesù Sacramentato, sono molto forti. Sembrami alle volte che voglia proprio uscirne dal petto. All`altare alle volte mi sento talmente un accendimento per tutta la persona, che non posso descriverglielo, il viso massimamente mi sembra che voglia andare tutto in un fuoco”.
L’intervento dell’Ambasciatore Piquant
La sofferenza luogo di compassione dell’Uomo e della tenerezza di Dio
Signor Sindaco,
Signor il parroco,
Signor Rettore Presidente dell’Accademia Bonifaciana,
Signor Presidente dell’Associazione Amici di Padre Pio,
Cari membri dei Fratelli Cappuccini
Signore, signori!
Un bene è una grazia, che si arricchisce comunicando o trasmettendosi. È con lo stesso gesto, invece, che riceviamo che possiamo conservare questo bene prezioso. In effetti, riceviamo per dare a nostra volta, perché attraverso la nostra vocazione all’umanità e alla fraternità, siamo tutti debitori l’uno verso l’altro. Ma ancora di più siamo anche attraverso i nostri gesti di tenerezza, luci, per coloro che sono nel tunnel della miseria e della sofferenza fonti di ispirazione, speranza e gioia.
Come creature abbiamo ricevuto da Dio nostro Padre e Creatore, tutto ciò di cui siamo in capacità umana di godere, e di ricreare per essere utili agli altri. Perché Dio è la fonte di tutto il bene. Ha benedetto ognuno di noi con le sue grazie. Siamo così ricevitori di Dio, molteplici doni, mezzi e talenti. In questo contesto, il nostro dovere come cittadini e cristiani, attraverso le nostre responsabilità individuali e collettive, è quello di contribuire all’emancipazione della vita di tutte le persone che hanno bisogno del nostro servizio gratuito per accompagnarle. Siamo quindi chiamati su questa base a condurre nella nostra vita, sia un’etica pubblica che cristiana di amore, carità e giustizia.
Quindi come può non essere un destinatario di donazioni senza voler condividere e dare agli altri? Come si può essere detentori della conoscenza e dell’avere, senza voler provare la sensazione di aiutare gli altri? Come può non possedere il potere senza il desiderio di proteggere e servire gli altri? È quindi a queste domande che l’eredità spirituale e umanistica di Padre Pio ci invita a riflettere, e continua a sfidarci in un mondo in cui l’indifferenza alle condizioni di disumanità è dominante e preoccupante.
Signore, signori,
la sofferenza da sempre è un lotto e uno dei problemi dell’umanità che ha sempre sollecitato la tenerezza di Dio e la compassione dei grandi uomini santi della storia della Chiesa. Il premio per l’umanità che ho umilmente onorato di ricevere è giustamente più di un invito a seguire la strada spirituale e quanto umanistica di Padre Pio, ma a inventare nella mia prassi nuovi modi per ascoltare e nell’accompagnamento dei più vulnerabili della mia rispettiva comunità.
L’impegno che ho già preso attraverso le mie riflessioni e all’interno della mia associazione (GAMS) Groupe d’Assistance Médicale Sociale e il progetto di Costruzione della Scuola di Tecnologia Agricola di Imprenditorialità e Mestieri del mare, mi conforta assistendo attraverso il programma educativo e di “salute per tutti” di famiglie e giovani il cui bisogno di salute ed educazione è critico.
Sono d’accordo che il premio internazionale di Padre Pio richiede un impegno etico più sostenuto verso le donne incinte, i giovani, i bambini malnutriti e gli anziani con mobilità ridotta che sono in particolare privi di assistenza medica, farmaci, attenzione e tenerezza.
In questo contesto globale della società in preda a sofferenze e difficoltà di ogni tipo, il racconto di vita del Santo Padre Pio è una luce per il nostro tempo, che è oscurato e nutrito dall’indifferenza, dal rifiuto dell’altro, dal materialismo oltraggioso e dal vuoto spirituale. Padre Pio era innegabilmente un ricevitore e donatore di vita attraverso l’amore testimoniato per i suoi simili e le azioni intraprese per alleviare le loro sofferenze. In questo senso, ci dice, il fratello Pio Murat, nel suo libro intitolato “Padre Pio: Testimone dell’amore, “la sua santità non era disincarnata. Cercò appassionatamente di condividerlo e comunicarlo. La sua fecondità fu particolarmente eloquente attraverso la Casa Sollievo della Sofferenza (Casa di sollievo dalle sofferenze) Rf. P.109. Per comprendere appieno la portata della realizzazione di questo ospedale, è importante sapere che è un’opera che è stata impiantata nel contesto di un’Italia indigente ridotta alla miseria in seguito alla prima guerra mondiale.
A questo proposito, San Giovanni Paolo II, nella sua omelia della messa di beatificazione di Padre Pio, il 2 maggio 1999, ha dichiarato a proposito della costruzione dell’ospedale, quanto segue, e cito,: “Padre Pio ha voluto farne un ospedale di prima categoria, ma soprattutto si preoccupò che vi si praticasse una medicina veramente umanizzata, dove i rapporti con i malati fossero impregnati della preoccupazione più calda e dell’accoglienza più cordiale. Sapeva bene che coloro che sono malati e che soffrono hanno bisogno non solo di un uso corretto dei mezzi terapeutici, ma anche e soprattutto di un clima umano e spirituale che permetta loro di ritrovarsi nell’incontro con l’amore di Dio e la tenerezza dei loro fratelli”. Va detto qui che Padre Pio aveva già per l’epoca un senso molto alto della bioetica, per quanto riguarda la cultura della cura, cioè delle condotte e del protocollo da tenere nell’accompagnamento dei malati da trattare senza ferirli con umanità e dignità.
In questa prospettiva, Padre Pio con la sua testimonianza ci mostra la via della fede e dell’umanità da seguire affinché le donne e gli uomini del nostro tempo siano ben accompagnati e sollevati nelle loro sofferenze. Possiamo quindi dedurre che è attraverso un’etica della cura; le nostre azioni sane e parole di tenerezza che possiamo umanizzare i nostri rapporti, e divinizzarli per essere in grado di rimanere tanto più vicini a Dio e più vicini alle nostre sorelle e fratelli.
Ringrazio ancora una volta l’Accademia Bonifaciana, nella persona del suo Rettore Presidente Sante De Angelis, che mi ha segnalato al Comitato promotore per questo importante ed ambito conferimento e l’Associazione degli Amici di Padre Pio con il suo Presidente Simone Corvella, per questo Premio che mi ha concesso e mi onora, così come anche le persone che mi accompagnano nel mio lavoro all’Ambasciata di Haiti presso la Santa Sede e in (GAMS) il Gruppo di Assistenza Medica Sociale. Dedico questo premio a tutti coloro che lavorano per migliorare le condizioni delle persone che soffrono.
Infine, come eredità spirituale da cogliere, suggerisco di leggere e rileggere il racconto della vita di Padre Pio, come un invito a camminare sotto la luce di questo uomo santo e giusto, che ha fatto nascere nella vita dell’Uomo contemporaneo virtù di umanità, carità, servizio, fede e speranza.
Quindi dobbiamo lavorare, ad impegnarci con l’idea di costruire una civiltà fondata sull’amore per il prossimo e sulla fraternità universale, al fine di creare condizioni ideali di politica di umanità contro la sofferenza.
Associazione Amici di Padre Pio
L’attività spirituale è promossa tra i membri effettivi e simpatizzanti dell’associazione con riunioni di preghiera, conferenze spirituali, letture formative, ecc., atte a promuovere e ad approfondire lo spirito cristiano francescano secondo gli insegnamenti e le direttive del Padre. L’attività caritativa collabora alle opere di carità per i sofferenti, con visite agli ammalati, poveri e anziani, seguendo ciò che stava a cuore a P. Pio: “il sollievo della sofferenza”.
Per venire incontro alla sete di anime che caratterizza l’apostolato di P. Pio, gli associati svolgono, infine, l’attività apostolica attraverso convegni, ritiri, pellegrinaggi, ecc., in modo da predisporre gli animi alla fiducia nel Sacramento della Penitenza e al desiderio di continua perfezione nell’Amore di Dio. L’Associazione, che ha siglato a Pietrelcina il “Patto di Amicizia” con l’Accademia Bonifaciana di Anagni, è costituita da tutte le persone o gruppi di persone che vogliono fare un cammino di vita cristiana e francescana ponendosi alla scuola spirituale di Padre Pio da Pietrelcina, in collaborazione e sotto le direttive di nostra Madre Chiesa. Non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità di solidarietà nel campo dell’assistenza sociale e sanitaria, della beneficenza, dell’istruzione, della formazione, della promozione e valorizzazione delle cose di interesse artistico, storico e religioso, della tutela e della valorizzazione della natura e dell’ambiente, della promozione della cultura e dell’arte, della tutela dei diritti civili.
Il ricordo dei due fondatori
Claudio Crovella
La prematura scomparsa di Claudio Crovella ha lasciato tutti sgomenti tra coloro che lo hanno conosciuto. Nonostante le restrizioni per l’evento pandemico, siamo a dicembre del 2020, tantissimi hanno voluto testimoniare il loro affetto a Claudio, un professionista amato e stimato, impegnato da sempre in varie associazioni legato ai valori della famiglia, padre e marito affettuoso e premuroso, fortemente saldo nella fede. Un uomo giusto, un’anima buona e generosa.
La sua vita dedicata sempre all’altro, al prossimo, con una particolare attenzione per i più deboli. Cresciuto nei valori della gioventù francescana, Ideatore e organizzatore di eventi che hanno sempre raccolto consenso di pubblico e che ancora oggi continuano nel segno della tradizione: dal Presepe Vivente all’agosto Pietrelcinese, che da più di 30 anni sono portati avanti con grande successo. Innamorato della “Madonnella nostra”, come amava chiamarla Padre Pio, Maria SS. della Libera patrona di Pietrelcina, del cui Comitato dei festeggiamenti era presidente, Claudio si è dedicato a un’intensa attività di ricerca sulle orme del concittadino Santo, nel suo lungo periodo di permanenza a Pietrelcina, scoprendo aneddoti e raccogliendo testimonianze inedite della spiritualità di Padre Pio. Unitamente a Gianni Mozzillo, ha ideato e organizzato il “Premio Padre Pio” fortemente caldeggiato dal compianto parroco di Pietrelcina padre Antonio Gambale, arrivato oggi alla sua XXII edizione, sotto la presidenza dell’attuale parroco di Reino don Nicola Gagliarde. Non solo per ciò che disinteressatamente ha dato a questa comunità, ma per ciò che è stato: un esemplare figlio della “Terra di Padre Pio”.
Padre Marciano Morra
Era nato il 16 febbraio 1929, a Monteleone di Puglia (FG). Fin dalla più tenera età aveva sentito una particolare attrattiva per la missione sacerdotale. Durante la predicazione per la novena dell’Immacolata tenuta da un frate cappuccino della provincia religiosa di Foggia, padre Arcangelo Perrotti, fu talmente conquistato che subito disse ai genitori: «Voglio diventare frate cappuccino, predicatore».
I primi incarichi sono stati nel campo della formazione iniziale: prima come vicedirettore del ginnasio nel convento di San Severo (1954-1955), poi come direttore del seminario di Vico del Gargano (1955-1973), infine come maestro dei novizi a Morcone (1973-1974). In questi compiti si è sempre distinto per il suo spirito paterno, ancor oggi ricordato dai suoi ex allievi.
Il ministero della predicazione, che ha caratterizzato il secondo periodo del suo apostolato, è coinciso, per lunghi tratti, con i compiti di governo nel Consiglio provinciale, con la responsabilità della Fraternità e del Santuario di San Giovanni Rotondo e con l’impegno di segretario generale dei Gruppi di preghiera di Padre Pio. Padre Marciano conobbe Padre Pio al termine del ginnasio, prima di iniziare il noviziato, in occasione di una gita a San Giovanni Rotondo. Il ricordo di quei giorni è rimasto indelebile per tutta la sua vita e faceva riemergere, nei suoi racconti, la memoria di un’esperienza paterna del frate stimmatizzato, che si era mostrato preoccupato e premuroso verso quei giovani fratini che avevano sperimentato la durezza e le mancanze del periodo della guerra. Dopo aver conosciuto il mistico Confratello, custodire la sua eredità era diventata per padre Marciano una missione che egli svolse attraverso le numerose pubblicazioni sulla vita e la spiritualità del Santo, attraverso i mezzi di comunicazione e con il suo infaticabile apostolato in giro per l’Italia e il mondo. Durante i suoi servizi fraterni, come guardiano del Convento di San Giovanni Rotondo e rettore del santuario di Santa Maria delle Grazie, il 23 maggio 1987 ha avuto la gioia di accogliere Papa Giovanni Paolo II in visita pastorale e, il 5 settembre dello stesso anno, Madre Teresa di Calcutta.
E non poteva mancare il suo sostegno e la sua presenza costante al “Premio Padre Pio”. Grande comunicatore e custode di tratti inediti della vita di San Pio, nei suoi aspetti meno conosciuti, attraverso aneddoti e testimonianze raccontava ad ogni edizione la viva e calda umanità del frate dei miracoli e il suo senso dell’humour. Quello spirito paterno e premuroso, che aveva ammirato nel santo Confratello, è diventato, in effetti, anche il suo stile, il suo modo di essere, con tutti. Con i fedeli, con gli amici, con i confratelli, anche con i più giovani, rendendosi sempre disponibile come punto di riferimento, come consigliere, incoraggiando e sostenendo nei momenti più difficili, applaudendo e gioendo nei successi e nelle belle iniziative, con il suo tipico modo di porsi, sempre distinto e pacato. Superato il coronavirus, sono emerse altre fragilità fisiche, a notizie di miglioramenti, si susseguivano momenti di stasi o di peggioramento, fino all’ultimo ricovero a Casa Sollievo dove, nella giornata del 17 gennaio 2021, Padre Marciano è deceduto. Avrebbe compiuto 92 anni di età il 16 febbraio 2021. I funerali si sono svolti il 18 gennaio 2021, nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, presieduti dall’Arcivescovo di Manfredonia – Vieste – San Giovanni Rotondo, padre Franco Moscone.